
sabato 25 settembre 2010
RAFA, DURO LAVORO E PIEDI PER TERRA
Zio Toni ha le idee ben chiare, duro lavoro e poche parole. L'allenatore del numero 1 del mondo, nonché del più giovane giocatore a raggiungere il Grande Slam, ha rilasciato un’intervista al supplemento del settimanale spagnolo “XL Semanal”, in cui ha raccontato il segreto del successo del mancino di Manacor.
“Sono sempre stato molto critico con mio nipote. Secondo me è meglio essere più duri che lasciar scorrere le cose. Non ho mai accettato le scuse di Rafa di fronte ad una sconfitta. Il lavoro fa la differenza, per quanto duro esso sia”
E oltre il duro lavoro, ci vuole anche il rispetto dei ruoli: “Sono suo zio e questo è determinante. E’ stato educato in modo ferreo da sempre e questo ha dato i suoi frutti. Se a un ragazzino, dopo un trionfo a 17 anni, gli dai carta bianca è normale che a 24 sia un cretino. Non è il caso di Rafael, io non devo dirgli cosa deve fare“.
Toni non crede che uno sportivo abbia bisogno di essere ‘adulato per andare avanti, anche se non è da sottovalutare la preparazione mentale: “Sono i cattivi sportivi che hanno bisogno di un sostegno. La cosa fondamentale è avere tutto sotto controllo: la situazione, la palla, le decisioni in campo. Il colpo non precede il pensiero. Il lavoro fondamentale si fa tra gli 8 e 17 anni. Lo sport è un imepgno mentale. Bisogna creare l’esigenza, la voglia, l’intensità delle sensazioni in gioventù“.
Un duetto, quello tra zio e nipote, che ha radici lontane, Rafa è infatti cresciuto tennisticamente con lui sin dai dieci anni: “Ho iniziato ad allenare mio nipote perché vista la parentela era una cosa naturale, non pensavo certo di guadagnarci qualcosa o vivere di tennis. I risultati che ha raggiunto in carriera non hanno cambiato la vita dei suoi genitori, anzi suo padre lavora più di prima.. visto che ora deve tener conto sia dei suoi impiegati sia di quelli che lavorano per il figlio”
Un'altra chiave del successo di Rafa sta nella sua correttezza e nella sua capacità nel ‘tener i piedi per terra’: “Lo scontro è solo in campo – ha concluso lo zio – fuori non c’è rivalità, in primis con Federer“.
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